Concerto Italiano
Rinaldo Alessandrini direttore
A. Vivaldi (1678 – 1741)
L’Estro Armonico – 12 Concerti op. 3
Concerto in Re magg. per quattro violini, archi e basso continuo n. 1 RV 549
Concerto in sol min. per due violini, archi e basso continuo n. 2 RV 578
Concerto in Sol magg. per violino, archi e basso continuo n. 3 RV 310
Concerto in mi min. per quattro violini, archi e basso continuo n. 4 RV 550
Concerto in La magg. per due violini, archi e basso continuo n. 5 RV 519
Concerto in la min. per violino, archi e basso continuo n. 6 RV 356
Concerto in Fa magg. per quattro violini, archi e basso continuo n. 7 RV 567
Concerto in la min. per due violini, archi e basso continuo n. 8 RV 522
Concerto in Re magg. per violino, archi e basso continuo n. 9 RV 230
Concerto in si min. per quattro violini, archi e basso continuo n. 10 RV 580
Concerto in re min. per due violini, archi e basso continuo n. 11 RV 565
Concerto in Mi magg. per violino, archi e basso continuo n. 12 RV 265
Note al programma
Oggi conosciamo così bene Vivaldi che è facile dimenticare l’impatto che ebbe la sua prima serie di concerti, L’Estro armonico, quando fu pubblicata ad Amsterdam nel 1711: il primo successo mondiale di quel linguaggio ormai immediatamente riconoscibile fatto di rapidi cambi di accordi, ritmi incisivi e bruschi cambi di dinamica. E poi c’era il suo titolo, che sposava l’armonia con l’estro in un’epoca in cui “12 Concerti per tre violini e continuo” era in genere il massimo dell’appeal descrittivo. Questa “Fantasia armonica” è dedicata a Ferdinando de’ Medici, uno degli illustri mecenati dell’orfanotrofio femminile di Venezia dove Vivaldi insegnò musica per buona parte della sua carriera. Questo orfanotrofio era una delle quattro famose istituzioni veneziane che offrivano una formazione musicale alle giovani ragazze, e il “prete rosso” vi dirigeva i concerti domenicali e festivi che ben presto acquisirono fama tra i visitatori. «Cantano come angeli e suonano il violino, il flauto, l’organo, l’oboe, il violoncello, il fagotto; insomma non c’è strumento che le spaventi… » (C. de Brosses, Lettres familières sur l’Italie).
I dodici concerti sono organizzati in quattro gruppi di tre concerti, ciascuno dei quali comprende un concerto per quattro violini, uno per due violini e un concerto per violino solo. Inoltre, Vivaldi impiega un arrangiamento a coppie di tonalità, in cui ogni concerto in maggiore è seguito da uno in minore, ad eccezione della coppia finale, dove questo sistema è invertito per terminare con la leggerezza che da sempre la modalità maggiore suggerisce. Basandosi su anni di esperienza con la forma del concerto, include esempi nell’antica maniera corelliana, come i due concerti polisezionali, IV e VII, o modellati sui concerti per “due violini che concertano soli” di Torelli, ovvero, introducendo un lirismo e una drammaticità che in precedenza erano appartenuti al teatro d’opera, in quei concerti solistici in cui Vivaldi vedeva chiaramente sé stesso come protagonista. Ad esempio, nel Concerto n. 6, troviamo un primo tempo che, con la compattezza del pieno organico, suona inizialmente dei la ribattuti ornati di piccoli orpelli, seguiti da scale e da arpeggi, con i bassi che rimarcano più volte l’arpeggio della tonalità. Il primo ingresso del solista, partendo dal tema del ritornello, propone un nuovo elemento, sempre incisivamente ritmico ed elabora successivamente nuovi temi virtuosistici; non mancano effetti di eco e dialoghi tra il “solo” e il “tutti”.
Alessandro Arnoldo