Gli strumenti
I pianoforti
Pianoforte Grancoda Steinway&Sons del 1952 – Matricola 339093
Donato dalla Cassa di Risparmio di Trento e restaurato nel 2007 da Strinasacchi (Andrea Debiasi-Lorenzo Cerneaz)
Pianoforte Grancoda Steinway&Sons del 2016 – Matricola 603238
Acquistato ad Amburgo dalla Steinway&Sons
Pianoforte a coda Bechstein – Matricola 72839
Acquistato dalla Società Filarmonica attorno al 1960. Proveniva dalla famiglia Baisi (originaria di Brentonico) con villa in Piazzetta Negrelli a fianco della villa della famiglia Modl. Le famiglie delle due ville coltivavano particolarmente la musica da camera, ritrovandosi regolarmente per suonare e proporre all’ascolto degli amici le musiche studiate. Il pianoforte Bechstein è oggi conservato nella sala degli artisti della Filarmonica.
Gli archi
Il nuovo quintetto d’archi, vincitore de “I suoni del legno 2020”, organizzato dalla Società Filarmonica di Trento .
Sono stati premiati
1 violino e 1 viola di Gianmaria Stelzer
1 violino di Andrea Giovannetti
1 violoncello di Nicola Segatta
1 contrabbasso di Cristiano Scipioni
Sono inoltre stati acquistati:
1 violino Gerardo Mereu
1 viola Luca Olzer
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Lascito prof. Marco Anzoletti
Alla sua scomparsa il prof. Marco Anzoletti lasciava la sua musica (a stampa e manoscritta), la corrispondenza, le critiche e il suo prezioso Fondo di documenti paganiniani alla Società Filarmonica di Trento. I suoi beni patrimoniali (e forse una piccola parte del suo archivio) venivano invece lasciati al suo allievo … Alla fine degli anni Quaranta, quando la Filarmonica depositava tutto il proprio archivio musicale nella Biblioteca comunale di Trento, il lascito Anzoletti finiva nella Biblioteca comunale, dove si trova oggi perfettamente catalogato e a disposizione del pubblico. Nel suo lascito Marco Anzoletti alla Filarmonica di Trento destinava anche i suoi strumenti musicali, tuttora conservati dalla Società.
Si tratta di:
1 primo violino settecentesco non firmato, opera di discreta fattura
1 secondo violino
1 violoncello settecentesco detto “Grancino”, strumento già utilizzato dal padre di Marco Anzoletti
1 viola Aristide Cavalli, 1900 ca.
Donazione Famiglia Lunelli
Renato Lunelli (Trento 1895 – 1967) e il figlio Clemente Lunelli (Trento 1929 – 1995) sono, per il Trentino, i riferimenti più significativi e importanti per gli studi musicologici. A Renato Lunelli, poi, l’Italia intera è debitrice per la fondazione e diffusione della disciplina organologica. Tutti e due hanno fatto parte per molti anni e in maniera attiva della Società Filarmonica rivestendo anche cariche istituzionali.
Alla loro scomparsa, per loro disposizione, l’intera biblioteca e archivio musicali di famiglia sono stati donati dagli eredi (in primis la figlia e sorella dott.ssa Angiola Lunelli) alla Biblioteca comunale di Trento. Alcuni importanti strumenti musicali, continuavano invece ad essere conservati nella casa di Povo. Nel 2016, Antonio Carlini, parlando con l’ultima sorella in vita, la dott.ssa Angiola Lunelli faceva presente la disponibilità della Filarmonica di accogliere e valorizzare il Fortepiano di Antonio Martinelli (1832) e il Clavicordo Fuchss (non citando lo splendido organo positivo di Carlo Prati). La dott.ssa Angiola Lunelli, si diceva felice di donare i due strumenti del padre alla Filarmonica, dove tante ore l’intera famiglia aveva passato ad ascoltare e fare musica. I due strumenti venivano quindi consegnati e depositati nelle stanze della Società Filarmonica di Trento.
Il Fortepiano
Fortepiano F.lli Martinelli, Caldonazzo 1832
Lo strumento oggi conservato presso la Società Filarmonica di Trento è l’unico esemplare conosciuto prodotto dalla ditta dei fratelli Martinelli di Caldonazzo. Nel 1923, quando veniva acquistato dall’organologo Renato Lunelli, si trovava presso una famiglia di Mezzolombardo. Nel 2018, con un generoso gesto, gli eredi Lunelli, tramite la prof.ssa Angela Lunelli lo donava alla Società Filarmonica di Trento che lo conserva fra il proprio patrimonio strumentale.
Si tratta di uno strumento importante ed elegante: un Fortepiano o Pianoforte a coda di sei ottave e mezza, dotato di sei pedali (sordina, fagotto, forte, celeste I e II, tamburo e campanello) che ha conservato, in discrete condizioni, la propria struttura originale. La fattura è testimoniata da una scritta originale posta al di sopra della tastiera, che recita: “1832 fabbrica dei Fratelli Martinelli di Caldonazzo”. Si tratta di un esemplare rarissimo, testimone di un altrettanto raro artigianato trentino esercitato nel campo della musica. Come ebbe a scrive lo stesso Renato Lunelli, “Il piano di Martinelli ha grande affinità con gli strumenti costruiti da Johann Georg Grober di Innsbruck che aveva raggiunto a Vienna grande notorietà anche come organaro”.
Lo strumento non è suonato da molti anni. Nel corso del tempo ha subito solo qualche raro restauro, riferito soprattutto agli ‘stumentini’ collegati alla pedaliera. Abbisogna, ora, di una significativa opera di restauro.
Il clavicordo Fuchss 1781
Clavicordo firmato da “Joh. Anton Fuchss Orgl und Clavicer Macher in Innsbruck 1781”.
Lo strumento, nella prima età del Novecento si trovava presso una famiglia di Tione. Acquistato da Renato Lunelli è stato donato dalla famiglia alla Società Filarmonica di Trento da Angiola Lunelli nel 2017 assieme al Fortepiano di Martinelli. E’ un importante testimone dell’ampia diffusione di questi piccoli strumenti a tastiera presso le famiglie nobili e benestanti del Trentino, spesso utilizzati dai musicisti professionisti per lo studio domestico. Molteplici atti d’archivio li ricordano in carte testamentarie e inventari. Dalla fine del Cinquecento all’inizio dell’Ottocento si possono contare, nel Trentino, almeno un centinaio di esemplare documentati.
Si tratta di un Clavicordo viennese con tastiera di 5 ottave, lunghezza 132 cm, larghezza 49,5, altezza della fascia 13,5 cm. Lo strumento presenta diversi tentativi di restauro che devono ora essere portati ad una sintesi concreta.
Coppia di Timpani ottocenteschi
Verso la metà del 1850, quando la Società Filarmonica ridava vigore alla propria orchestra, impegnandola stabilmente nel Teatro Sociale e presso la Cattedrale, la direzione decideva di acquistare a Dresda una coppia di timpani, allora di modernissima fabbricazione utilizzato per tendere la membrana e regolarne quindi l’intonazione.
Restaurati di recente, i timpani sono perfettamente funzionanti.
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