Note al programma Barbican Quartet 28 ottobre 2024

25 October 2024 | News

Barbican Quartet

Amarins Wierdsma e Kate Maloney violini
Christoph Slenczka viola
Yoanna Prodanova violoncello

J. Haydn (1732 – 1809)
Quartetto in Re magg. op. 20 n. 4
Allegro di molto | Un poco adagio affettuoso | Menuetto. Allegro alla zingarese – Trio | Presto scherzando

A. Berg (1885 – 1935)
Quartetto per archi op. 3
Langsam | Mäßige Viertel

L. van Beethoven (1770 – 1827)
Quartetto n. 7 in Fa magg. op. 59 n. 1 “Razumovsky”
Allegro | Allegretto vivace e sempre scherzando | Adagio molto e mesto | Allegro

Note al programma

I Quartetti op.20 di Haydn incarnano l’alba di una nuova era cameristica. Il primo movimento del Quartetto n.4, presenta la classica “forma sonata” ricca di sorprese basate su dinamiche, accenti e un’ampia gamma di sviluppi. Il secondo movimento, cupamente struggente, comprende una serie di variazioni con un finale così libero da mandare quasi in frantumi lo slancio e il disegno formale. Il Minuetto e il Trio ironizzano su questa danza cortese francese, come dimostra l’indicazione di Haydn: Allegretto alla zingarese. Il finale è un’avventura più haydniana, ma le sue pause, le terzine inquiete e la stravaganza generale mettono in evidenza ciò che Haydn ha etichettato come scherzando.

Il primo quartetto di Berg è un’opera straordinaria per molte ragioni e, senza riserve, è una pietra miliare dell’inizio del XX secolo, poiché è il primo quartetto di una certa lunghezza scritto in un linguaggio sorprendentemente nuovo di pervasiva atonalità. Il primo movimento è spesso descritto come una “forma sonata” con temi contrastanti e motivi ricorrenti, ma questa struttura è difficile da distinguere senza un ascolto ripetuto. Utilizzando diverse tecniche strumentali, dinamiche complesse e marcature espressive profuse, Berg impregna una narrazione altamente strutturata con colori singolari e meravigliosi. Il secondo movimento segue un po’ più chiaramente una forma di rondò: un tema audace ricorre più volte tra episodi contrastanti, alcuni caratterizzati da un morbido lirismo romantico, altri da stati emotivi più estremi, tipici della vena espressionista.

Con l’op. 59, atterriamo nella terra di mezzo e incontriamo la crème-de-la-crème del Beethoven cameristico. Il quartetto inizia con una calda melodia del violoncello, un tema che si diffonde a tutto l’ensemble, evocando paesaggi pastorali. Beethoven sembra preparare una ripresa, ma sorprende introducendo nuovi sviluppi, con un fugato potente e inquietante, per poi tornare a una conclusione luminosa. Il secondo movimento, Allegretto, è uno scherzo vivace, caratterizzato da improvvisi contrasti e frammentazioni che spaziano dall’umorismo al terrore. Il terzo movimento, Adagio molto e mesto, esprime profonda malinconia con passaggi di struggente bellezza. Il finale, basato su un thème russe, conclude il quartetto con trionfante intensità, riflettendo la sfida dei quartetti di Razumovsky.

Alessandro Arnoldo

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