Enrico Bronzi & Muzsikás Folk Ensembl
Enrico Bronzi violoncello
Muzsikàs Folk Ensemble
Mihály Sipos violino
László Porteleki violino e tamboura
László Mester viola
Daniel Hamar contrabbasso e “hit-gardon”
“Hora Lunga” – György Ligeti e il folklore magiaro
Note al programma
Questo programma intreccia il linguaggio innovativo di György Ligeti con il ricco patrimonio musicale ungherese, incarnato nelle esibizioni del gruppo Muzsikás e nelle composizioni di Béla Bartók. Entrambi i compositori, profondamente legati alle loro radici culturali, hanno saputo trasporre il folklore in un contesto musicale accademico: Bartók come pioniere dell’etnomusicologia e Ligeti come sperimentatore visionario del linguaggio contemporaneo.
Il percorso inizia con il tema tradizionale Dunaparton van egy malom interpretato prima in versione solistica per violoncello, poi dall’ensemble. Questo doppio approccio mostra come una semplice melodia possa assumere tratti distinti: intimamente riflessiva nel primo caso e vividamente collettiva nel secondo.
La Sonata per violoncello di Ligeti è un esempio di come il compositore ripensi la tradizione: il Dialogo (primo movimento) evoca conversazioni interiori, mentre il Capriccio (secondo movimento) esplora virtuosismi tecnici e ritmi pulsanti. Entrambi suggeriscono radici folkloriche, ma trasfigurate in un linguaggio contemporaneo.
Le Danze dalla Transilvania dei Muzsikás rappresentano la vitalità del folklore magiaro, con ritmi coinvolgenti e ornamentazioni strumentali che richiamano feste popolari. Il contrasto emerge nel Loop, dove una struttura ciclica e ipnotica reinterpreta il concetto di danza in modo astratto.
La sezione centrale del programma culmina con Hora lungă, il primo movimento della Sonata per viola di Ligeti. Questa composizione si ispira direttamente alla tradizione musicale rumena, evocando l’essenza lirica e melanconica di un canto che sembra non avere fine.
I successivi movimenti della Sonata per viola esplorano vari aspetti del virtuosismo e della sperimentazione timbrica: dal rapidissimo Prestissimo con sordina al drammatico Facsar, fino al dolente Lamento. L’apice è la Chaconne chromatique, dove Ligeti fonde elementi popolari e strutture complesse in un’elegia sonora.
I brani dei Muzsikás, come le Danze di Maramaros, Békás e il Lamento di Gyimes, portano avanti la narrazione tradizionale, esaltando l’interazione tra melodia e ritmo. Le Danze dei ragazzi di Bonchida e le Dunántúli Friss Csárdások chiudono il programma con un’energia travolgente, un richiamo alla festa e alla celebrazione.
Un concerto che si esprime con un vero e proprio dialogo tra la musica colta e la tradizione popolare, svelando reciproche influenze e sorprendenti connessioni. Un’esperienza unica che evidenza la capacità della musica di trasformare la tradizione in un linguaggio universale e, soprattutto, senza tempo.
Alessandro Arnoldo