Samuel Mariño sopranista
Concerto de’ Cavalieri
Marcello Di Lisa direttore
Federico Guglielmo primo violino solista
A. Vivaldi (1678 – 1741)
Agitata da due venti, da Griselda
Dite oimé!, da La fida ninfa
Concerto per violino e archi, da L’estro armonico, op. 3 n. 9
Allegro | Larghetto | Allegro
A. Caldara (1670 – 1736)
Vanne pentita a piangere, da Il trionfo dell’innocenza
A. Scarlatti (1660 – 1725)
Torbido, irato e nero, da Erminia
A. Vivaldi
Vedrò con mio diletto, dal Giustino
Quell’augellin che canta, da La Silvia
A. Corelli
Concerto grosso in Re magg. op. 6 n. 4
A. Scarlatti
Caldo sangue, da Sedecia, re di Gerusalemme
A. Vivaldi
Anch’il mar par che sommerga, da Bajazet
Note al programma
Ad aprire la serata, Agitata da due venti. Qui Vivaldi esprime magistralmente il conflitto emotivo della protagonista Costanza attraverso un’aria di straordinario virtuosismo. Le rapide colorature vocali e il ritmo incalzante dell’orchestra evocano la turbolenza del vento e del mare, metafora delle sue emozioni. In Dite oimé!, il tono si fa più intimo e riflessivo. L’aria, pur mantenendo un’architettura musicale complessa, si concentra sulla malinconia e sul dolore, offrendo un momento di introspezione emotiva che contrasta con la vivacità precedente.
Il Concerto per violino e archi prosegue con una straordinaria dimostrazione di virtuosismo strumentale. Il primo movimento, un Allegro brillante e tecnicamente impegnativo, mostra un dialogo serrato tra il violino solista e l’orchestra. Nel Larghetto centrale, la musica si calma, raggiungendo un lirismo intimo e contemplativo, prima di chiudere con un secondo Allegro, vivace e ritmicamente trascinante.
Alessandro Scarlatti offre una prospettiva diversa con Torbido, irato e nero, un’aria in cui la tensione emotiva è palpabile. La scrittura melodica, densa e drammatica, riflette lo stato d’animo turbolento del personaggio, esaltato dall’orchestrazione che amplifica l’intensità narrativa. In Caldo sangue, Scarlatti approfondisce il carattere meditativo, utilizzando un recitativo accompagnato che dà voce al tormento interiore del protagonista, sottolineando la sua maestria nel coniugare testo e musica.
Antonio Caldara si distingue per la semplicità espressiva in Vanne pentita a piangere, dove una melodia lineare e profondamente toccante cattura il tema del pentimento. La scelta di uno stile più sobrio rispetto ad altri autori barocchi evidenzia la capacità di emozionare attraverso un linguaggio musicale essenziale.
In Quell’augellin che canta, Vivaldi dipinge una scena pastorale leggera e luminosa, dove la voce si intreccia con l’orchestrazione per evocare immagini serene della natura. Il lirismo si fa più profondo in Vedrò con mio diletto, aria celebre per la sua linea melodica fluida e struggente, capace di trasmettere una dolce malinconia.
Il Concerto grosso op. 6 n. 4 di Arcangelo Corelli, con la sua alternanza di movimenti vivaci e meditativi, bilancia momenti di virtuosismo collettivo e lirismo solistico, mostrando l’eleganza e la perfezione formale tipiche di Corelli.
Chiude il programma Anch’il mar par che sommerga, dove Vivaldi torna al dramma vocale con un’aria carica di tensione e pathos. L’orchestrazione vigorosa accompagna la voce in un crescendo emotivo che esprime un senso di pericolo imminente.
Alessandro Arnoldo