Festival Strings Lucerne
Daniel Dodds violino e direttore
Alena Baeva violino
R. Schumann (1810 – 1856)
Bilder aus Osten op. 66 (arr. Fr. Hermann)
Lebhaft | Nicht schnell und sehr gesangvoll zu spielen | Im Volkston | Nicht schnell | Lebhaft | Reuig andächtig
P.I. Cajkovskij (1840 – 1893)
Méditation da Souvenir d’un lieu cher op. 42/1
Valse scherzo in Do magg. op. 34 (arr. D. Walter)
J.S. Bach (1685 – 1750)
Concerto per due violini e orchestra in re min. BWV 1043
Vivace | Largo ma non tanto | Allegro
A. Dvořák (1841 – 1904)
Serenata per archi in Mi magg. op. 22
Moderato | Menuetto: Allegro con moto – Trio | Scherzo: Vivace | Larghetto | Finale: Allegro vivace
Note al programma
Robert Schumann, con Bilder aus Osten op. 66, ci trasporta in un universo poetico e ricco di suggestioni letterarie, ispirate alle tradizioni orientali reinterpretate da Friedrich Rückert. I sei pezzi mostrano un’ampia gamma di stati d’animo e stili. Lebhaft e Nicht schnell alternano vivacità ritmica e dolcezza melodica, mentre Im Volkston richiama le danze popolari con un carattere fresco e rustico. Il finale, Reuig andächtig, si distingue per il tono intimo e riflessivo, chiudendo il ciclo con un senso di nostalgia e raccoglimento.
Méditation, tratto da Souvenir d’un lieu cher op. 42/1 di Cajkovskij, è un canto intimo e malinconico affidato al violino, che si intreccia con un accompagnamento evocativo, riflettendo un periodo di introspezione personale del compositore. La Valse scherzo op. 34, invece, celebra la vivacità e il virtuosismo, trasformando la forma del valzer in un gioco ritmico brillante e pieno di energia.
Il Concerto per due violini e orchestra in Re minore BWV 1043 di Johann Sebastian Bach rappresenta una delle massime espressioni della polifonia barocca. Il Vivace intreccia dialoghi dinamici tra i due violini, creando un tessuto melodico ricco e coinvolgente. Il Largo ma non tanto si distingue per il lirismo profondo e la calma contemplativa, mentre l’Allegro finale riporta energia e virtuosismo, offrendo un esempio perfetto dell’equilibrio tra complessità formale e bellezza melodica.
La Serenata per archi in Mi maggiore op. 22 di Antonín Dvořák è un inno al calore e alla vitalità della tradizione musicale ceca. Il Moderato apre l’opera con melodie serene e pastorali, seguito da un Menuetto elegante e da uno Scherzo vivace. Il Larghetto, cuore emotivo del lavoro, avvolge l’ascoltatore in un lirismo nostalgico, mentre il Finale: Allegro vivace esplode in un turbinio di danza e gioia, celebrando la musica popolare con grande entusiasmo.
Un viaggio musicale attraverso epoche, stili e paesaggi sonori diversi, accomunati dalla capacità di evocare immagini vivide e sentimenti universali. Ogni compositore, con il proprio linguaggio, mette in luce la ricchezza espressiva della musica, trasformandola in uno strumento di connessione emotiva e spirituale. Un’esperienza che unisce profondità intellettuale e autentica umanità, regalando all’ascoltatore momenti di rara bellezza.
Alessandro Arnoldo