Collegium Musicale Estone
Helina Kuljus, Oliver Povel-Puusepp solisti
Nicola Segatta violoncello
Endrik Üksvärav direttore
C. Kreek (1889 – 1962)
Mu süda, ärka üles – Awake, my heart
N. Segatta (*1982)
We offer your body and flesh (*prima assoluta)
Ecate (*prima assoluta)
P. Uusberg (*1986)
Miserere
A. Pärt (*1935)
Alleluia tropus
Virgencita
E.S. Tüür (*1959)
Canticum Canticorum Caritatis (*prima italiana)
T. Kõrvits (*1969)
Seitsme linnu seitse und – Seven dreams of seven birds
V. Tormis (1935 – 2021)
Raua needmine – Curse Upon Iron
Note al programma
Il canto corale è l’anima dei popoli baltici. Dalla loro cultura, che affonda le proprie radici nell’epoca paleocristiana e che ha fatto del canto di massa un vero e proprio strumento di lotta politica nel processo che ha condotto i Paesi Baltici all’Indipendenza dall’Unione Sovietica, non possono che nascere di continuo compositori attenti soprattutto alla musica corale. Tre sono i caratteri distintivi di questa scuola vocale. Il primo è l’atmosfera meditativa, concentrata e introspettiva, ottenuta con l’abile sfruttamento delle risonanze armoniche dei toni vocali. Prevalgono dunque accordi di tre note, come campane, in una tecnica che Pärt ha chiamato col nome evocativo e mistico di tintinnabuli. Il secondo elemento stilistico riguarda la struttura dei pezzi corali, spesso composti ad arco: una melodia, prima solo sommessamente enunciata, si eleva in un possente crescendo di voci e strumenti; raggiunto l’apice, la musica dissolve poi lentamente e svanisce. Terzo tratto distintivo è l’uso di vocalizzi onomatopeici, già conosciuti dai madrigalisti del Cinquecento e ora riscoperti dall’ultima generazione di compositori come Tormis in Raua needmine, che fa uso anche del tamburo sciamanico. La spoglia semplicità della musica dei compositori baltici si accompagna a un interesse religioso e alla creazione di musica spiritualistica. Ecco, dunque, il Misere di Uusberg, tratto dalla Bibbia – Salmo 50 – contemplativo con una tensione creata da un ostinato armonico con piccole variazioni, il cui effetto drammatico dipende in gran parte dalla tessitura e dalla dinamica. L’Alleluia, tratta dal tropario di San Nicola di Myra e Virgencita ispirato dalla legenda della Vergine di Guadalupe in cui Pärt da un timido senso di meraviglia ci porta a un climax graffiante sulle parole Nuestra Señora de Guadalupe. Il Canticum di Tüür tratto dalla Bibbia – prima lettera di S. Paolo ai Corinti – con la divisione dell’amore in quattro categorie: agape, eros, philia e storge. Quando l’amore si esaurisce, spesso pensiamo all’eros mentre dovremmo celebrare l’agape, l’amore incondizionato. Non solo coro, ma anche violoncello, in tre partiture: due in prima assoluta, scritte appena un anno fa da Nicola Segatta e Seitsme Linnu Seitse Und di Kõrvits che è insieme suite corale e concerto per violoncello. In questi sette sogni il coro canta in estone e in inglese e il violoncello evoca sia il canto degli uccelli che il loro volo in picchiata.
Alessandro Arnoldo