Frank Peter Zimmermann violino
Dmytro Choni pianoforte
L.van Beethoven (1770 – 1827)
Sonata n. 4 in la min. op. 23
Presto | Andante scherzoso, più Allegretto | Allegro molto
J. Brahms (1833 – 1897)
Sonata n. 1 in Sol magg. op. 78
Vivace ma non troppo | Adagio | Allegro molto moderato
B. Bartók (1881 – 1945)
Sonata n. 1 op. 21 Sz 75, BB 84
Allegro appassionato | Adagio | Allegro molto
Frank Peter Zimmermann è uno dei più grandi violinisti del nostro tempo. Tecnica disinvolta e gusto impeccabile fanno dell’artista, insignito dell’Ordine al Merito della Repubblica Federale Tedesca, l’esecutore ideale di un repertorio che spazia dai Concerti per violino di Bach alle prime assolute delle opere a lui dedicate. Il musicista, nato a Duisburg nel 1965, ha tenuto la sua prima esibizione pubblica a soli dieci anni, per poi esibirsi come musicista da camera e solista con le più importanti orchestre e direttori d’orchestra di tutto il mondo. Suona uno Stradivari del 1711 appartenuto al violinista F. Kreisler. Ad accompagnarlo sul palco di Via Verdi, Dmytro Choni. Pianista ucraino, classe 1993 è un virtuoso della tastiera celebrato per il suo straordinario controllo dinamico e il suo lirismo. Vincitore di prestigiosi concorsi internazionali come il Van Cliburn, vanta una carriera che spazia da recital a Vienna a incisioni da Supersonic Award. Nonostante questi risultati, afferma: “Avere successo per me significa crescere continuamente come musicista e come persona e non smettere di cercare la verità nella musica e amarla con tutto il tuo cuore”.
Note al programma
“In nessun’altra sonata di Beethoven il duo troverà una maggiore sfida al suo senso drammatico… È uno dei brani più eccitanti che un musicista possa suonare”. Così scrive Abram Loft riguardo la Sonata n.4 di Beethoven, che ben si allontana dalla descrizione riportata nella maggior parte delle edizioni di sonate dell’epoca classica: “Per pianoforte con accompagnamento di violino”. L’opera si apre con un Presto pieno di carattere, in tempo 6/8 (insolito per un movimento d’apertura), caratterizzato da una sezione di sviluppo straordinariamente ricca. Il secondo movimento è ancora meno comune: uno Scherzo lento, con una successiva sezione più veloce – annunciata dal salto di ottava del pianoforte con trillo conclusivo – che può essere una sorta di Trio ma che si sviluppa come una fuga. L’impetuoso finale è spiazzante per la sua energia ricca di bruschi arresti e ripartenze, e per le improvvise alternanze tra maggiore e minore.
In entrambe le Sonate di Bartók è richiesta agli interpreti una straordinaria agilità: salti da un estremo all’altro della scala, una serie infinita di accordi ampi e dissonanti. Nessuno dei due condivide il materiale dell’altro né sembra reagire ad esso; abitano apparentemente due mondi musicali differenti per poi riunirsi nei momenti chiave e godere dei reciproci interventi. In nessuno dei tre movimenti il tempo rimane fermo a lungo, ma il primo e l’ultimo sono energici e vivaci, mentre quello centrale è più tranquillo (cosa c’è di più classico di questo?). L’Adagio regala al violino melodie più armoniose, mentre il finale ricorda l’instancabile strimpellare della musica popolare con uno spettacolo di energia vorticosa.
Quando Brahms inviò a Clara una copia manoscritta della sua Sonata n.1, lei gli scrisse: “Devo dirti quanto sono entusiasta della tua Sonata. L’ho suonata subito e alla fine sono scoppiata in lacrime di gioia”. È una delle composizioni più liriche tra tutte le opere strumentali di Brahms. Il violino ha sempre la voce principale e la scrittura del pianoforte è così chiara e trasparente che non esiste mai uno squilibrio tra i due strumenti. I movimenti son tre, non i soliti quattro, accomunati da un motto di tre note. Un’atmosfera di dolce nostalgia permea il primo movimento, stabilendo il tono e il carattere dell’intera sonata. L’Adagio è solenne e drammatico e ritroveremo nel terzo movimento, un Rondò, un episodio che riprende il suo tema. Il materiale melodico principale di questo movimento, tuttavia, proviene da due Lied: Regenlied e Nachklang.
Alessandro Arnoldo