Barnabás Kelemen violino
Nicolas Altstaedt violoncello
Alexander Lonquich pianoforte
J. Brahms (1833 – 1897)
Trio n. 2 in Do magg. op. 87
Allegro | Thema mit variationen – Andante con moto | Scherzo. Presto e Trio: Poco meno presto | Finale. Allegro giocoso
Trio n. 3 in do min. op. 101
Allegro energico | Presto non assai | Andante grazioso | Allegro molto
Trio n. 1 in Si magg. op. 8
Allegro con brio. Con moto | Scherzo. Allegro molto. Trio: Meno Allegro | Adagio non troppo | Finale. Allegro molto agitato
Note al programma
Il primo trio per pianoforte e archi di Brahms, enormemente ambizioso, racchiude un’infinità di idee musicali. Tuttavia, mentre lo inviava per la pubblicazione, espresse al violinista Joachim il desiderio di rivedere l’opera. Circa 36 anni dopo, lo fece, ottenendo la versione che si ascolta oggi. È impossibile sapere con esattezza cosa intendesse fare, ma la prima cosa che non fece fu alterare la splendida melodia che il pianoforte intona nel suo pastoso registro mediano per iniziare il Trio. Un nuovo secondo tema, ritmicamente vitale, va a sostituire l’originale: la scena è quindi pronta per un movimento che combina caldo lirismo e muscolarità. L’imprevedibilità della giovinezza contraddistingue il quarto movimento, che presenta un finale in tonalità minore per un’opera in tonalità maggiore. Il tema principale ha un che di ungherese, rivelando una predilezione per il magiaro che allettava il Brahms molto giovane e a cui non si curò di resistere per tutta la vita.
Pare che lo stesso fosse particolarmente soddisfatto del suo secondo Trio e che, insolitamente ansioso di dirlo, scrisse al suo editore: “Non avete ancora avuto da me un trio così bello e molto probabilmente non ne avete pubblicato uno uguale negli ultimi dieci anni”. Aveva sviluppato uno stile più snello e conciso, in cui i temi vengono elaborati con maggiore economia, spesso utilizzando il materiale di “accompagnamento” dell’inizio di un movimento come spunto tematico più avanti. Gran parte del carattere del Trio si rivela nelle battute iniziali, in cui il violino e il violoncello, senza il pianoforte, enunciano insieme l’ampio tema in ottave. Così sarà per tutto il brano: i due strumenti a corda uniti mentre il pianoforte accompagna, contrasta o va per la sua strada.
Compatta e concisa (dura nettamente la metà del primo Trio), l’op. 101 mostra la quintessenza di Brahms in azione, rivelando chiaramente il suo senso di raffinatezza ritmica, un vocabolario armonico ricco e vario e una natura melodica da cantautore in cui fa risaltare le ricche possibilità timbriche e strumentali del trio e, infine, le miriadi di possibilità “discorsive” di un piccolo ensemble. Basti pensare al primo movimento, diretto nella sua portata, ma sofisticato nei dettagli come per il suo primo tema, costruito a partire da tre note nel registro basso del pianoforte, che ritroveremo in tutto il brano, scambiato e condiviso continuamente dal trio senza mai stancare… come disse Schoenberg: “variazioni in divenire”.
Alessandro Arnoldo