Ettore Pagano violoncello
Orchestra Femminile del Mediterraneo
Antonella De Angelis direttore
M.Martines (1744 – 1812)
Ouverture in Do magg. per 2 oboi, 2 corni e archi
Allegro con spirito | Andante ma non troppo | Allegro spiritoso
J. Haydn (1732 – 1809)
Concerto per violoncello n. 2 in Re magg.
Allegro moderato | Adagio | Rondò. Allegro
G. Bacewicz (1909 – 1969)
Concerto per orchestra d’archi
Allegro | Andante | Vivo
A. Pärt (1935)
Fratres per violoncello, archi e percussioni
G. Sollima (1962)
Aquilarco 1 – Preludio per violoncello, archi e percussioni
In collaborazione con il CIDIM
Note al programma
Marianna Martines fu compositrice, clavicembalista e pianista, cantante e didatta. Riceve la migliore istruzione musicale: canto con Nicola Porpora, insegnante dello stile operistico italiano, pianoforte e composizione con un ventiduenne Haydn… La sua Ouverture è leggera e ritmica, armonicamente semplice e la sua struttura è tipica del primo classicismo. Nel primo movimento la Martines contrappone la linea discendente del basso (detto di Romanesca) a figure melodiche ascendenti, alternando il modo maggiore a quello minore. Nel secondo movimento sviluppa i gesti ascendenti del primo, in un dialogo tra melodia e basso scambiando, inoltre, gli oboi con i flauti. La danza sbarazzina del terzo movimento assomiglia alla piccola ouverture di un’opera buffa e, questa sera, apre il sipario su una pagina del suo Maestro, Haydn.
Haydn scrisse il secondo dei suoi due Concerti per violoncello intorno al 1783, quando era a capo dell’orchestra Esterhazy da più di due decenni. Nonostante gli interrogativi sul suo pedigree, il secondo concerto possiede la stoffa dei classici, con melodie leggiadre e piacevoli che cantano e danzano allo stesso tempo. Il violoncello passa gran parte del concerto a fare il soprano, con molti passaggi che un violino potrebbe suonare senza trasposizione.
Negli anni ‘30 studiare con la Boulanger era vitale per i giovani musicisti emergenti. Tra questi c’era anche Grażyna Bacewicz, violinista, pianista e compositrice di eccezionale talento. Nel suo Concerto per archi traccia un viaggio stilistico splendidamente realizzato, vitale e appassionato, caratterizzato da passaggi dissonanti, ritmi croccanti e folk e temi più lirici che ci ricordano che la Polonia nel 1948 si stava appena riprendendo dagli orrori della Seconda Guerra Mondiale.
Un conflitto che ha lasciato il segno anche nell’arte di Arvo Pärt, cresciuto in un’Estonia combattuta tra sovietici e nazisti. Negli anni ‘70 inizia a immergersi nella musica sacra e coglie l’essenza dello stile che da allora ne è firma: una tecnica tonale che ha soprannominato tintinnabuli, facilmente comprensibile in Fratres. Immaginiamo due persone che camminano nella stessa direzione percorrendo i gradini di un’ampia scala, ma in considerevole distanza. Si aggiunge una terza persona che cammina trasversalmente lungo la stessa scala con lo stesso ritmo, ma sempre sullo stesso gradino o saltandone diversi, tutti si muovono ma nessuno si incontra… “l’essenza deve essere lì, indipendente dagli strumenti.”
Alessandro Arnoldo