Note al programma concerto Trio Weithaas, Hecker, Helmchen del 18 novembre 2021

15 Novembre 2021 | News

Giovedì 18 novembre 2021

Antje Weithaas violino
Marie-Elisabeth Hecker violoncello
Martin Helmchen pianoforte

F. Schubert (1797-1828)
Trio n. 1 in Si bem. magg., op. 99 D 898
I. Allegro moderato – II. Andante un poco mosso – III. Scherzo. Allegro e Trio – IV. Rondò. Allegro vivace

R. Schumann (1810-1856)
Fantasiestücke in la min., op. 88
I. Romanze – Nicht schnell, mit innigen Ausdruck – II. Humoreske – Lebhaft – III. Duett – Langsam und mit Ausdruck – IV. Finale – Im Marsch, Tempo

D. Sostakovic (1906-1975)
Trio n. 2 in mi min., op. 67
I. Andante – Moderato – II. Allegro con brio – III. Largo -IV. Allegretto

“Uno sguardo al Trio e i problemi della nostra esistenza umana scompaiono e tutto il mondo è di nuovo fresco e luminoso”. Così scrive Schumann, riguardo al primo Trio con pianoforte di Schubert, un gioiello di luce brillante e vivace. L’Allegro è equilibrato e perfettamente orchestrato. Il pianoforte presenta il primo tema sopra un accompagnamento staccato degli archi. Il violoncello enuncia il secondo, in un episodio allo stesso tempo vigoroso e dolce. Il secondo movimento inizia con una cullante ninna nanna che si agita, toccando tonalità minori, per poi terminare amabilmente. Lo Scherzo prende in prestito il Ländler, una danza popolare fatta di salti, passi e, talvolta, yodel, un modello su cui era solito improvvisare per accompagnare le sue frequenti soirée. Il finale è un Rondò: i tre strumenti si inseguono suonando arpeggi e trilli. La musica continua a svilupparsi cambiando tonalità fino ad assestarsi, poi si interrompe bruscamente e si lancia in una cadenza. La Romanze di apertura dei Fantasiestücke di Schumann, una malinconica melodia popolare, è un brano di toccante semplicità. Il suo tema riappare in una forma più vivace come primo episodio del seguente Humoreske, che si sviluppa in maniera circolare, con il tema iniziale, simile alla marcia, che ritorna solo alla fine prima di svanire in lontananza. Il Duetto fa girare una linea melodica di grande fascino tra i due archi su un accompagnamento dolcemente ondeggiante del pianoforte. Nel Finale ritorna la marcia, in uno stile più sfarzoso. Infine, la tonalità si fa maggiore per una coda in cui la melodia corale del pianoforte è accompagnata dalle sincopi degli archi. La musica si spegne gradualmente fino ad un energico “colpo di coda”. Il personale e il politico convivono in questo Trio di Shostakovich, un lavoro iniziato pochi giorni dopo la morte di un suo caro amico. Anche le circostanze erano cupe: i russi lottavano contro l’occupazione tedesca. Per quanto drammatici siano stati gli eventi che hanno ispirato l’opera, essa inizia in modo discreto, con gli armonici alti del violoncello che persistono fino all’ingresso del violino nel suo registro basso; quando il pianoforte si unisce al canone, ogni strumento sembra intrappolato nel proprio spazio. Il secondo movimento è una sorta di scherzo noir, i cui ritmi compulsivi e i pizzicati incessanti, minacciano di sfuggire al controllo. Il Largo inizia con una passacaglia del pianoforte, di una bellezza oscura. Il carattere elegiaco, che esprime il dolore del compositore per la sua perdita personale, conduce direttamente alla danza agitata dell’ultimo movimento: una melodia ebraica, sempre più frenetica, forse una risposta all’orrore dei campi di concentramento.

Alessandro Arnoldo

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