Giovanni Sollima violoncello
Clarissa Bevilacqua violino
Carlotta Maestrini pianoforte
L. van Beethoven (1770 -1827)
Trio in Mi bem. magg. op. 1 n. 1
Allegro
Adagio cantabile
Scherzo. Allegro assai
Finale. Presto
Sigur Ros (1994)
Ara Batur
S.O.A.D./System Of A Down (1994)
Chop Suey
G. Sollima (1962)
Short Trio Stories
Leonardo Rebus (Moderato – Allegro)
Biamonti 738 (Moderato assai – Allegro moderato)
Allegro Troppo
Leonardo Rebus (Moderato)
Scarlatti Cut (Allegro)
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Note al programma
Tra le prime pubblicazioni di Beethoven, troviamo una serie di tre trii per pianoforte, stampati nel 1795, quando era poco più che ventenne. Riservando il quartetto d’archi e la sinfonia ad un momento più opportuno, la scelta di questo particolare organico è molto pratica e avveduta. I trii erano, infatti, popolari e fornivano un veicolo per il Beethoven pianista; inoltre, il genere a quel tempo era su larga scala appannaggio dei Lieberhaber che facevano musica tra le mura domestiche, quindi, non necessariamente un terreno di prova con altri capolavori esistenti.
Fu in effetti lo stesso Beethoven a elevare il trio nella sfera della musica da camera “significativa”, aggiungendo, ad esempio, un moderno “scherzo”, per arrivare ai quattro movimenti, più lontani dalla sonata per pianoforte e più vicini al quartetto d’archi. Il primo trio è un debutto perfetto, ampio e luminoso. Un forte accordo seguito da un vivace arpeggio ascendente stabilisce rapidamente un’esuberante vivacità che pervade l’umore di questo primo lavoro pianistico. Una generosa forma sonata classica, con due temi chiari, sviluppo e coda, conferisce drammaticità e virtuosismo a questo Allegro. Il movimento lento introduce il primo Adagio cantabile di Beethoven, che naviga con grazia in una forma di canzone a tre parti, irradiato da una dolce bellezza che può ricordarci i concerti per pianoforte di Mozart. Il terzo movimento è uno Scherzo in piena regola, molto più simile a una robusta danza contadina che a un minuetto francese, con un trio più equilibrato per contrasto. L’allegria prevale, traboccando fino al finale, che è un Rondò con tutti gli effetti da cartone animato di Haydn, compreso un tocco di fuoco gitano. L’ampio salto verso l’alto del motivo iniziale rispecchia il tema “edificante” del primo movimento, questa volta abbreviato e, alla maniera di Beethoven, ridotto e “distillato”.
Qui l’umorismo e la teatralità musicale diventano un tratto distintivo del nuovo stile classico. Geniale, vivace e virtuosistico, il primo trio di Beethoven è facilmente accostabile al più recente Short Trio Stories di Giovanni Sollima. Composto nel 2012 su commissione dello Storioni Trio si specchia a tratti nel passato, come lo stesso musicista racconta: «minuscoli frammenti incompiuti beethoveniani (dal catalogo Biamonti) che in effetti osservo da quando avevo 8 o 10 anni e che hanno su di me l’effetto di un dispositivo esplosivo. E poi, Leonardo da Vinci con i suoi rebus musicali, attualissimi inviti a qualsiasi forma di sviluppo, Domenico Scarlatti in fiamme, la presenza di elementi popolari e pratiche strumentali che spaziano dal nord Europa alla cultura gipsy, il mio stesso prendere appunti musicali a getto continuo – spinto da luoghi, gente, cibo… – viaggiando».
Alessandro Arnoldo