Note al programma Leila Josefowicz – John Novacek 2 novembre 2022

19 Ottobre 2022 | News

Leila Josefowicz violino
John Novacek pianoforte

C. Debussy (1862 – 1918)
Sonata n. 3 per violino e pianoforte in sol min. L140
I. Allegro vivo
II. Intermède – Fantasque et léger
III. Finale – Très animé

K. Szymanowski (1882 – 1937)

Myths “Trois Poemes” op. 30
I. La Fontaine d’Arethuse
II. Narcisse
III. Dryades et Pan

E.S. Tüür (*1959)
Conversio per violino e pianoforte (Prima esecuzione italiana)

I. Stravinsky (1882 – 1971)
Divertimento da “The Fairy’s Kiss”
I. Sinfonia
II. Danses suisses
III. Scherzo
IV. Pas de deux

Forte sostenitrice della nuova musica, Leila Josefowicz negli ultimi anni ha presentato in anteprima una serie di importanti nuove composizioni – tra cui opere di John Adams, Oliver Knussen, Thomas Ades, Esa-Pekka Salonen, Luca Francesconi. In riconoscimento dell’eccezionale successo per le sue qualità musicali, ha vinto l’Avery Fisher Prize 2018 e ha ricevuto una prestigiosa MacArthur Fellowship nel 2008, unendosi a eminenti scienziati, scrittori e musicisti che hanno dato un contributo unico alla vita dei nostri giorni. Leila Josefowicz si è fatta notare nel 1994 al suo debutto alla Carnegie Hall con Sir Neville Marriner: da allora è apparsa con molte delle orchestre più prestigiose del mondo. Durante la pandemia ha partecipato alla serie MetLiveArts Spring 2021 con la prima di una nuova opera

di Matthias Pintscher dedicata a lei e alla stagione virtuale di Violin Channel con brani di Mahler e Sibelius insieme a Reflection di Oliver Knussen e alla Sonata di Zimmermann con John Novacek. Ha ricevuto due nomination ai Grammy Awards per le sue incisioni di Scheherazade.2 di John Adams con la St Louis Symphony e il Concerto per violino di Esa-Pekka Salonen con la Finnish Radio Symphony Orchestra diretta dal compositore. Nata a Mississauga nell’Ontario (Canada), ha conquistato il cuore del pubblico di tutto il mondo con il suo approccio sincero e giovane al repertorio e un virtuosismo dinamico. A Trento è accompagnata dal pianista John Novacek, artista Steinway, regolarmente in tournée nelle Americhe, in Europa e in Asia come solista, musicista da camera e solista di concerto, attivo regolarmente anche

nelle vesti di compositore e arrangiatore, tra gli altri per The Three Tenors, Kiri Te Kanawa e la diva pop Diana Ross. Entrambi sensibili alla nuova musica, regaleranno anche al pubblico della Filarmonica l’emozione di un brano in prima esecuzione, insieme a opere di Debussy, Stravinsky e Szymanowski.

Note al programma
Debussy, simbolista musicale per eccellenza, alla fine della sua vita scriveva sonate, la forma più ricca di regole (fuga a parte) che la musica occidentale avesse prodotto. “Questa sonata sarà interessante dal punto di vista storico e come esempio di ciò che può produrre un uomo malato in tempo di guerra”. Dato l’umore di Debussy per lo stato della sua patria, unito al dolore causato dal cancro, è singolare che la Sonata irradi una tale luce interiore. L’introduzione, un paesaggio onirico modellato su accordi pacatamente gravi, getta le basi per un movimento in forma sonata che rifugge da qualsiasi virtuosismo in favore di un’intima espressività. Grazioso e costantemente mutevole, Intermède si presenta quasi come un’improvvisazione, a metà strada tra lo scherzo e il dolce andante. Il Finale si apre con un riferimento all’Allegro prima di lanciarsi in una gioiosa danza simile a una giga. Szymanowski compose Miths dichiarando di aver creato “un nuovo stile per il violino”. Questo stile, affine a quello di Debussy, si può sentire chiaramente nei suoni effervescenti della parte pianistica del primo mito, dedicato alla Fonte Aretusa, protetta da Artemide a Siracusa. Il secondo brano, lento, ha un andamento più melodico e tratteggia il mito di Narciso, che si innamora della propria immagine riflessa nell’acqua. Dryades et Pan inizia con un trillo del violino: la brezza estiva. Le driadi danzano euforiche con il dio Pan, finché non vengono interrotte dal suo flauto, reso dagli armonici del violino. Poi tornano a danzare insieme prima di cadere esausti. Conversio rifugge dalle forme classiche per seguire un percorso che rispecchia un’esperienza umana. La prima metà dell’opera è una danza celtica che cresce con esuberanza finché il pianoforte scalza il ritmo frenetico del violino. La danza inciampa e si ferma del tutto. Violino e pianoforte cercano invano di continuare la danza proponendo nuove direzioni ma il tutto ha fine in uno stato di quieta rassegnazione. Stravinsky compone il suo Divertimento per il 35° anniversario della scomparsa di Tchaikovsky imitandone i tratti pur rimanendo moderno in tutto e per tutto. Gran parte del materiale si basa sulle prime canzoni e sui primi pezzi per pianoforte di Tchaikovsky, ma Stravinsky prende anche in prestito da sé stesso, citando, ad esempio, Petruska nel secondo movimento. La fusione degli stili è così efficace da fargli dichiarare: “Ho perso il conto di cosa appartiene a chi”.

Alessandro Arnoldo

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