Quartetto Noûs
Tiziano Baviera violino
Alberto Franchin violino
Sara Dambruoso viola
Tommaso Tesini violoncello
con
Roberto Plano pianoforte
R. Panfili (*1979)
Quartetto per archi n. 2 *prima assoluta, commissione della Società Filarmonica
J. Brahms (1833 – 1897)
Quartetto per archi n. 1 in do min. op. 51
Allegro
Romanza. Poco Adagio
Allegro molto moderato e comodo. Trio: Un poco più animato
Allegro
D. Shostakovich (1906 – 1975)
Quintetto per archi e pianoforte in sol min. op. 57
Preludio. Lento – Poco più mosso – Lento
Fuga. Adagio
Scherzo. Allegretto
Intermezzo. Lento
Finale. Allegretto
Note al programma
“Due movimenti per tentare di mettere ordine nell’abisso di interrogativi scavato da un essere umano quando decide di darsi libera morte. Il primo movimento è un’Elegia: cantata a cavalcioni sul bordo dell’evento, quando l’eco è bruciante e secca è la gola. Il secondo movimento è una cavalcata rabbiosa, radure falciate a rotta di collo, un assalto al cielo: un ‘no’ scagliato oltre le barricate.” [R. Panfili]
Nessuna delle opere di grande respiro di Brahms è più organicamente unitaria del Quartetto n. 1, in cui non solo ogni idea nasce con logica infallibile dall’ultima, ma il soggetto di ogni movimento sgorga chiaramente dallo stesso germe. La tesa linea iniziale del primo movimento, con l’accompagnamento pulsante di viola e violoncello, è seguita immediatamente da un’idea più lirica. Il segnale di corno che apre il movimento lento si intreccia con l’accompagnamento del tema principale, caldamente espressivo. Il tema passa dal violino al violoncello per lasciare posto a un momento più accorato. Se le frasi “ansimanti” che aprono il terzo movimento offrono un lontano ricordo del finale dell’op. 95 di Beethoven (sempre in fa min.), il suo secondo tema, un morbido duetto per viola e violino, è quanto di più brahmsiano si possa immaginare. Il trio accompagna il suo tema con un curioso suono “gracchiante” del secondo violino. Un effetto, il bariolage, prodotto dalla rapida alternanza della stessa nota tra corde adiacenti. L’intensità che aveva caratterizzato l’Allegro iniziale ritorna nel movimento finale. La scrittura per archi di Brahms mostra la caratteristica ricchezza di tessitura che rende i suoi brani così gratificanti, nell’interpretazione e nell’ascolto.
Il pianoforte inizia il Quintetto di Shostakovich con un assolo composto da una cellula di tre note che ritroviamo in tutto il brano: le prime tre note della tonalità. Anche il colore delle entrate degli archi è degno di nota con il violoncello che spicca sugli altri strumenti. Una chiusura decisa conduce al Poco più mosso che inizia come un duo per pianoforte e viola. Il secondo movimento è una fuga a quattro voci che si apre con un’esposizione rigorosa da parte degli archi in sordina e prosegue con l’ingresso del pianoforte, che dapprima riduce la tessitura a due linee, per poi tornare a quattro. Nel vorticoso Scherzo per la prima volta tutti suonano insieme in un passaggio esteso e la sezione centrale inizia come una danse macabre del primo violino, ripresa dal pianoforte in ottave alte. Dopo un intermezzo fresco e rilassato il pianoforte attacca con un delicato tema finché il Quintetto si conclude compiaciuto e dolce.
Alessandro Arnoldo