Suyeon Kang violino
Martin Klett pianoforte
E.W. Korngold (1897 – 1957)
Marietta’s Lied da Die Tote Stadt op. 12
G. Enescu (1881 – 1955)
Sonata n. 3 in la min. op. 25
Moderato malinconico | Andante sostenuto e misterioso | Allegro con brio, ma non troppo mosso
E.W. Korngold
Schneeman’s Lied
F. Schubert (1797 – 1828)
Fantasia in Do magg. op. 159 D. 934
Andante molto | Allegretto. Andantino | Allegro vivace. Allegretto | Presto
Note al programma
Alla sua prima, Die tote Stadt fu un vero successo popolare e di critica. Puccini definì Korngold “la più grande speranza per la nuova musica tedesca”. Prima di lui era stato celebrato come un prodigio da Mahler, Brahms a compositori più giovani come Schoenberg e Berg. Paul è un artista vedovo che soffre per la morte della moglie Marie. La sua vita viene stravolta quando incontra la brillante Marietta, sosia di Marie. Segue una serie di eventi che confonde e affascina tra realtà e sogno. Fin dai primi accordi, la partitura risplende di un romanticismo incantevole, ben rappresentato nello splendido duetto dal primo atto: Marietta arriva a casa di Paul, che le chiede di eseguire una canzone tanto cara a Marie. I due si scambiano toccanti parole d’amore e di morte: “Vieni da me, mio vero amore… se un giorno dovrai lasciarmi, credi, c’è un aldilà”.
Altro straordinario musicista dell’inizio del XX secolo, è di certo George Enescu. Il suo strumento era il violino; fu direttore d’orchestra (candidato come successore di Toscanini a New York), ottimo pianista e compositore superlativo. Il suo percorso segue tappe simili a quelle del contemporaneo Béla Bartók: un periodo giovanile tardo romantico seguito da un’immersione nella musica popolare, il tutto unito agli idiomi del primo Novecento. La Sonata n. 3 può ben rappresentare questo percorso: sulla carta una sonata per violino e pianoforte, nella realtà troviamo il pianoforte come cimbalo, liuto, il violino come grilli, allodole e, soprattutto, voce umana. Questa pagina sfida i suoi esecutori non solo dal punto di vista tecnico e musicale, ma anche stilistico, concettuale e poetico. La meticolosa notazione di Enescu non è che un punto di partenza sulla strada di un’esecuzione efficace.
Le opere “tarde” di Schubert (musica composta tra i 30 e 31 anni…) lo vedono esplorare nuovi territori armonici, sonori ed emotivi, e questo è certamente vero per la Fantasia. Centrale è l’Andantino, con una serie di variazioni basate sul Lied “Sei mir gegrüsst!”. Le melodie sgorgano da entrambi gli esecutori che intrecciano le loro linee e commentano le reciproche progressioni alla pari. In tutte le sezioni, l’elemento melodico è combinato e contrastato con figurazioni impegnative per entrambi gli esecutori: rapide scale, ottave del pianoforte, trilli, tremoli, accordi (su entrambi gli strumenti), cadenze, spaziando nei registri più alti e più bassi del violino e su e giù per la tastiera.
Alessandro Arnoldo