Note al programma Z. Fung – R. Fu del 14 dicembre 2021

13 Dicembre 2021 | News

Zlatomir Fung violoncelloRichard Fu pianoforte

David Popper (1843-1913)   Fantasia da “Little Russian Songs”
Franz Schubert (1797-1828)  Sonata in la min. “Arpeggione” D 821
I. Allegro moderato – II. Adagio. Allegretto
Esa-Pekka Salonen (1958)  “Knock, breathe, shine” per violoncello solo
Dmitri Shostakovich (1906-1975)  Sonata in re min. op.40
I. Allegro non troppo – II. Allegro – III. Largo  –  IV. Allegro

 

Note al programma

Popper non fu solo un violoncellista di successo, come molti dei suoi colleghi virtuosi ha lasciato ai posteri una serie di composizioni per il suo strumento, tra cui la Fantasia sulle Little Russian Songs. L’ approccio alle melodie popolari è essenzialmente conservatore, ottocentesco, con cambi di tempo e pause drammatiche, straordinari salti melodici, note acutissime; in tutto questo non si perde mai la linea melodica, non ci si impiglia nei dettagli. L’arpeggi

one a sei corde era una specie di grande chitarra ad arco e godette di un breve periodo di popolarità dopo la sua invenzione. Era suonata e accordata come una chitarra, ma tenuta tra le gambe e suonata con un arco come il violoncello. Mentre lo strumento esiste ancora, i suoi adepti sono pochi e la Sonata di Schubert è suonata oggi per lo più in trascrizioni per viola o violoncello. Si apre con una melodia memorabile, con la semplicità diretta che avrebbe poi caratterizzato il tema di apertura del concerto per pianoforte di Schumann. Con un misto di passi minuziosi e gesti audaci, siamo condotti alla gloria principale del movimento: il suo secondo tema costruito da una serie di sequenze armoniche e salti spensierati. L’Adagio è simile ad un inno con una serietà beethoveniana del sentimento e un calore focoso del tono che anticipa Mendelssohn. Rallenterà alla fine per lanciare l’Allegretto. Il tema del ritornello di questo rondò è così brahmsiano nel suo ritmo dignitoso e nel suo contenimento emotivo, da sentire il corale del finale della Prima Sinfonia di Brahms che aspetta solo di essere composto. Con Knock, Breathe, Shine Salonen immagina un brano classico per violoncello, poi lo torce, lo rigira fino a lasciarne solo uno scheletro per ricostruirlo. Knock tra pizzicati e martellanti articolazioni ritmiche; Breathe parla di respiro e di melodie; Shine ci mostra ciò che si potrebbe fare con il violoncello sulle montagne russe. Il giorno stesso in cui Stalin stroncava Lady Macbeth sulla Pravda, Shostakovich eseguiva la sua Sonata per violoncello con l’amico Kubatsky (dedicatario dell’opera). Per la prima volta nella musica del compositore, nel primo movimento si ripete l’esposizione i cui temi hanno il netto contrasto – seria energia intellettuale VS tenerezza espressiva – comune agli stereotipi maschili e femminili del romanticismo. L’essenza danzante del secondo movimento è spavalda e piena di energia ritmica. La parte del pianoforte si diverte con le sue note alte ribattute (Danza delle Sciabole di Khachaturian) mentre il violoncello scintilla con i suoi arpeggi. Il largo è cupo e tetro, il pianoforte suona sotto la lirica melodia del violoncello che domina il movimento. Il finale è di nuovo atletico, con tecnica e un pizzico di impertinenza ben distribuite ad entrambe le parti.

Alessandro Arnoldo

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