Martedì 12 ottobre 2021
Filippo Gorini pianoforte Artist in residence
M. Uvietta (*1963)
“Au revoir” (Prima esecuzione assoluta su commissione della Società Filarmonica di Trento)
Ia. Nuvole …Diego
II.Subito …Tullio
III. Antécédents …Renato Dionisi
IV. Notturno …Fausto Zadra
V. Hin und her …Peggy – Alex
VI. Prière …Gian Luigi Dardo
Ib. Istante …Dario
VII. Armonie …Gianmaria Mingoni
VIII. Lamento …Marco Giovanetti
IX. Dasein …Franco Donatoni
X. To be continued …Luciano Berio
XI. Flashback …Niccolò Castiglioni
XII. Noch mal wieder …Francesco Valdambrini
Ic. Arcobaleno …Nella
R. Schumann (1810-1856)
Kreisleriana, op.16
I. Ausserst bewegt – II. Sehr innig – III. Sehr aufgeregt – IV. Sehr langsam – V. Sehr lebhaft – VI. Sehr langsam – VII. Sehr rasch – VIII. Schnell und spielend
L. van Beethoven (1770-1827)
Sonata n. 8 in do min., op. 13 “Patetica”
Grave – Allegro di molto e con brio – Adagio cantabile – Rondò. Allegro
Sonata n. 31 in La bem. magg., op.110
Moderato cantabile, molto espressivo – Allegro molto – Adagio, ma non troppo – Fuga. Allegro, ma non troppo
Note al programma
Au revoir… di Uvietta, è un ciclo di pezzi brevi. Come suggerisce il titolo, ciascun pezzo auspica un “arrivederci” con una persona che ha avuto un ruolo importante nella formazione e nell’identità esistenziale e artistica dell’autore. Laddove compaion
o solo i nomi propri, si tratta di affetti personali, mentre dei mentori musicali è esplicitato anche il cognome. Nella convinzione che oggi ci sia più spazio per la ricerca in ambito formale che in quello dei linguaggi, l’autore ha pianificato un progetto formale che indaga vari modi di interrelazione tra i diversi frammenti musicali, alcuni dei quali ispirati a strategie di montaggio cinematografico (il flashback, l’anticipazione, l’interruzione sospensiva, la continuazione nel “pezzo/episodio” successivo), ma anche a soluzioni formali della tradizione musicale, perlopiù ereditate dalla concezione schumanniana del ciclo pianistico. (M.U.)
L’omaggio di Schumann a Kreisler, figura enigmatica a metà tra Paganini e Dr. Who, è tanto emotivamente instabile quanto la personalità artistica che descrive. I movimenti dell’opera riflettono la dualità della personalità creativa del compositore, le due identità umorali, Florestan ed Eusebius. Florestan, il lato passionale, apre l’opera con uno sfogo di emozioni che si ferma solo quando il sognatore ad occhi aperti, Eusebio, prende il sopravvento con più tranquille riflessioni liriche. Ogni movimento è un ritratto avvincente di un distinto umore, arricchito e reso completo dal suo opposto. Le Sonate per pianoforte con cui Beethoven ha delineato la sua esistenza tracciano un’unica traiettoria artistica, in cui la sonata – da forma di pura esibizione virtuosistica, così come considerata per buona parte del XVIII secolo – diventa un palco su cui rappresentare i tumulti che scuotono l’essere umano. Così la trepida successione di accordi con cui inizia la Patetica (che suscita emozioni) costituisce il nucleo emotivo intorno al quale l’intera composizione trova il suo equilibrio, in risposta a un chiaro principio di unità estetica e d’animo. Anche i tre movimenti della penultima sonata di Beethoven tracciano un percorso tra le diverse emozioni umane, passando dall’amabilità (I) al ruvido umorismo campagnolo (II) e, infine, dall’arioso dolente alla trionfo di un’audace fuga (III).
Alessandro Arnoldo