Note al programma Jean Rondeau del 24 marzo 2023

24 Marzo 2023 | News

Jean Rondeau clavicembalo

GRADUS AD PARNASSUM

J.J. Fux (1660 – 1741)
Harpeggio in Sol magg.

J. Haydn (1732 – 1809)
Sonata n. 31 in La bem. magg. Hob. XVI:46
Allegro Moderato
Adagio
Finale. Presto

M. Clementi (1752 – 1832)
Gradus ad Paranassum op. 44
n. 45 – Preludio Andante malinconico in do min.

L. van Beethoven (1770 – 1827)
Preludio n. 2 per piano o organo op. 39

W.A. Mozart (1756 – 1791)
Piano Sonata n°16 in Do magg., KV 545
Allegro
Andante
Rondò.
Allegretto grazioso

Rondò in la min. KV 511

Fantasia in re min. KV 397

 

Note al programma

Il concerto di questa sera ci porta “in gita” sulla cima delle Muse, il mitologico monte Parnaso. Con un programma ricco di intrecci, Rondeau esplora le possibilità del clavicembalo nella musica composta nel corso di secoli, dall’epoca precedente all’invenzione e alla creazione del pianoforte (Fux) alla musica che si è evoluta nel moderno strumento da concerto di Haydn, Mozart, Beethoven.

Sebbene Fux sia stato un compositore molto importante nella Vienna della prima metà del XVIII secolo, maestro di cappella della Cattedrale di Santo Stefano e della corte imperiale, la sua fama è dovuta soprattutto alla pubblicazione, nel 1725, di un trattato sullo studio del contrappunto, Gradus ad Parnassum, che influenzò generazioni di compositori, tra cui quasi tutti i grandi maestri del Classicismo, compresi Haydn e Mozart. Il programma inizia, giustamente, con un Harpeggio di Fux, un’opera che fungeva da preludio a una fuga e che qui fa da introduzione alla Sonata n. 31 di Haydn, apice dello stile Sturm und Drang del compositore, con un Adagio centrale di straordinaria densità contrappuntistica.

All’inizio del XIX secolo, il titolo Gradus ad Parnassum fu ripreso da Muzio Clementi che fu uno dei pianisti più importanti del suo tempo anche per il modo in cui fece progredire la tecnica virtuosistica dello strumento, facendo da preambolo a quegli studi da concerto che ritroveremo con Chopin, Liszt, Schumann, oppure citati ironicamente nel primo brano del Children’s Corner di Debussy.

Segue un secondo preludio, in questo caso tratto dall’op. 39 di Beethoven, che si compone di due pezzi scritti (per pianoforte o organo) apparentemente simili a un esercizio di armonia, con due motivi che vagano per tutta la tastiera. Questo piccolo brano vale come introduzione alla Sonata di Mozart, che l’aveva chiamata Piccola Sonata per principianti, sebbene contenga passaggi impegnativi per l’esecutore, come le rapide scale dell’Allegro iniziale o gli effetti di eco del Rondò conclusivo.

Altri due preludi di Beethoven e Clementi, ora in quest’ordine, serviranno a introdurre l’ultima opera del concerto, anch’essa di Mozart. Quello di Beethoven, senza numero d’opera (WoO.55) è un autentico omaggio al Bach dei Preludi del Clavicembalo ben temperato, al quale si richiama insistentemente. Quanto al brano di Clementi, si tratta di un Adagio sostenuto, da intendere come movimento lento di una sonata, facendo parte di una sezione dell’opera che il compositore chiama Suite in quattro parti. La Fantasia di Mozart si presenta con un contrasto molto marcato tra l’Adagio iniziale, teso e cromatico, e l’Allegretto finale più frivolo.

Alessandro Arnoldo

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